di Daniela Mainardi (*)
“… Helios che tutti vedi e tutto ascolti, fiumi e terra ….” (Iliade III, 276-280). Così Omero cantava il Dio Sole tanto restìo a farsi guardare a occhio nudo quanto capace di parlare ai nostri corpi con la forza misteriosa delle sue onde elettromagnetiche.
Le sue radiazioni non si arrestano alla superficie della nostra pelle, ma vi penetrano senza far rumore. Entrano in contatto con le nostre cellule per innescare processi che vanno oltre la semplice abbronzatura. Grazie alla cute esposta al sole, riusciamo a sintetizzare la vitamina D. Un nutriente per noi vitale per il quale la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di esporre il viso e le braccia alla luce solare per almeno trenta minuti al giorno essendo indispensabile per il metabolismo del calcio nelle ossa e quindi di grande aiuto nella prevenzione e cura del rachitismo e della fragilità ossea negli adulti (1).
Altri effetti benefici dell’esposizione ai raggi del sole riguardano la produzione di serotonina necessaria alla prevenzione degli stati depressivi; il supporto terapeutico a diverse patologie dermatologiche; il contributo al generale benessere termico e visivo.
Come ogni nutrimento che si rispetti, anche i raggi del sole, a seconda di come e in che misura si assorbono, possono però avere conseguenze così serie da rendere opportuna la diffusione della loro conoscenza. Tra i tanti messaggeri che questo dio del cibo luminoso ci invia ogni giorno, ve ne sono alcuni che sfuggono alla nostra vista poiché va oltre il colore violetto che è l’ultimo colore ad alta frequenza visibile dall’occhio umano. Sono proprio due di loro, i raggi ultra-violetti A e B, a innescare i processi citati.
Cosa fanno i raggi ultravioletti sulla pelle?
Gli UV-B agiscono più in superficie e sono responsabili dei danni superficiali e a breve termine, come scottature, ustioni ed eritemi. Irradiano la terra durante l’estate e si concentrano nella fascia oraria che va dalle ore 10,00 alle 16,00.
Gli UV-A sono presenti tutto l’anno e attraversano sia le nuvole sia il vetro. Penetrano più in profondità, non provocano eritemi e scottature ma sono in grado di causare danni a lungo termine come l’invecchiamento precoce della pelle e i tumori. L’esposizione agli UVA è massima nelle prime ore del mattino e nelle ore pomeridiane.
Sono radiazioni che è bene assorbire in modo controllato soprattutto se si è abituati a non esporsi durante l’anno e invece a farlo in modo eccessivo nei periodi di vacanza, oppure se si appartiene a un fenotipo più a rischio.
Attenzione al proprio fototipo!
Che fare dunque ? Le raccomandazioni degli organismi internazionali sono chiare e la loro applicazione varia da soggetto a soggetto a seconda del fototipo cui si appartiene essendo la sensibilità cutanea individuale all’esposizione solare legata anche ai parametri fenotipici riportati nella tabella (a lato) del prof. J.P. Cesarini.
Come proteggersi ?
Le raccomandazioni generali si possono raggruppare in tre punti:
- Evitare le esposizioni eccessive e le scottature specialmente nei bambini. I bambini fino al 6° mese non devono essere esposti al sole e comunque l’esposizione va limitata se il bambino è con difficoltà ad abbronzarsi o con facilità a scottarsi. Chi ha una pelle chiara deve sempre esporsi gradualmente al sole.
- Evitare le ore più calde della giornata, tra le 11,00 e le 16,00 quando è massimo l’irraggiamento e l’intensità dei raggi UVB (responsabili delle ustioni). In questi orari è preferibile indossare magliette, cappellini e occhiali da sole o ripararsi all’ombra.
- Applicare sulla pelle filtri solari resistenti all’acqua, con idoneo fattore di protezione in base al fototipo individuale, avendo l’accortezza di applicarli su tutta la pelle in modo omogeneo (porre particolare attenzione al naso, agli zigomi, alle labbra, alle orecchie e al contorno degli occhi).
Come applicare le creme protettive?
E’ bene sapere però che le creme protettive sono efficaci solo a certe condizioni, che impongono di:
1 – FARE ATTENZIONE ALLA DOSE (DUE CUCCHIAI):Le creme protettive devono essere sempre applicate in quantità sufficiente per raggiungere il fattore di protezione solare (SPF o Solar Protection Factor). Si tratta di un numero indicato sui cosmetici che contengono filtri solari e che definisce la capacità di difendere la pelle dagli UV. La dose necessaria per ottenere la protezione è di due milligrammi per centimetro quadrato, ma di solito i consumatori ne usano quantità inferiori al punto da ottenere effetti protettivi inferiori anche del 20-40% a quelli indicati sulla confezione. La Skin Cancer Foundation raccomanda l’uso di due cucchiai da minestra per l’applicazione su tutto il corpo e si raccomanda di ripetere l’operazione ogni due ore in caso di docce o bagni
2 – FARE ATTENZIONE AI TEMPI DI SPALMATURA A SECONDA DEL FILTRO UTILIZZATO:
- Mezz’ora prima dell’esposizione, se il prodotto solare è a base di filtri comunemente detti “chimici” (oxybenzene, avobenzene, octisalate, octocrylene), per permettere alle molecole di penetrare e attivarsi.
- Immediatamente prima dell’esposizione se il prodotto contiene schermi comunemente detti “fisici” (ossido di zinco e biossido di titanio): il cosmetico è immediatamente attivo poiché riflette le radiazioni che riceve (anche gli infrarossi).
I filtri detti “fisici” sono però più costosi di quelli detti “chimici” e per questo meno utilizzati, ma entrambi non risultano di solito applicati in quantità sufficienti. La percezione della protezione solare come un semplice costo accessorio non aiuta a considerarla un importante elemento d’integrazione con poteri terapeutici.
Il melone: un alimento che può aiutare
Considerare i raggi del sole come fonte di processi nutrizionali ci più aiutare anche a capire come moltiplicare i suoi benefici abbinando all’esposizione il consumo di alimenti ricchi di sostanze che migliorano anche la tanto desiderata abbronzatura. Uno di questi è il melone, preziosa fonte di betacarotene che, convertito nel nostro organismo in vitamina A , stimola la sintesi di collagene e di melanina, previene la formazione di radicali liberi responsabili dell’invecchiamento cellulare e delle smagliature. Questa vitamina migliora inoltre la vista e rinforza le ossa. La presenza nel melone di fosforo, magnesio e potassio lo rende un ottimo integratore. In cosmesi viene utilizzato sottoforma di maschera per tonificare la pelle e renderla morbida e vellutata.
Dalle tabelle dei macronutrienti pubblicate da Mondohonline emergono le componenti nutrizionali del melone (Fonte: banca dati IEO – Istituto Oncologico Europeo: composizione per 100 grammi di alimento.)
(*) Nutrizione
Links:
- Harvard School of Public Health;
- Vitamin D deficiency and mortality risk in the general population: a meta-analysis of prospective cohort studies, The American Journal of Clinical Nutrition 2012.
- Radiazione ultravioletta – Gli effetti positivi sulla salute